Il trattato che ci rendera’ schiavi delle multinazionali: il TTIP

da | 1/03/2017 | Articoli | 0 commenti

TTIP – Il trattato che ci rendera’ schiavi delle multinazionali

TTIP

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Dietro la sigla TTIP (acronimo di Transatlantic Trade and Investment Partnership) si nasconde l’ultimo cavallo di Troia delle lobbies pro-globalizzazione. Cos’è intanto? E’ un accordo commerciale di libero scambio, in fase di negoziazione, tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. Partiamo dal constatare che si tratta di una serie di negoziati segreti. Questo vi convince? A me no. Coinvolgendo circa 850 milioni di cittadini americani e europei, la segretezza mi pare quantomeno inquietante e impropria. Il più quotato studio che sponsorizza la bontà del TTIP è il Center for Economic Policy Research di Londra, sostenuto economicamente dagli istituti bancari internazionali. Dunque se uno studio è finanziato dalle banche, secondo voi, può fare gli interessi dei cittadini? Ma quali sono gli effetti immediati del trattato? Sulla base di quanto emerso sino ad ora, sancirebbe la definitiva dittatura delle multinazionali, grazie all’eliminazione di tutti i dazi sugli scambi bilaterali di merci, a cui si aggiungerebbe, la liberalizzazioni dei servizi, compresi gli appalti pubblici e gli investimenti.

Altro elemento di grande pericolosità è la rimozione degli ostacoli non tariffari. Pensiamo all’aspetto di tutela della salute e del consumatore, la legislazione europea, in queste materie, è molto più restrittiva rispetto a quella americana. Questa ha permesso, sino ad adesso, che sulle nostre tavole non arrivasse, per esempio, la carne bovina con ormoni e il pollo al cloro, gli OGM, o si estendesse l’uso di antibiotici o si accettassero alimenti con residui di pesticidi. In virtù, poi, della clausola Investor to State Dispute Settlement (Isds), le imprese private possono fare causa ai Paesi soggetti al trattato, davanti a una corte arbitrale (i tribunali di arbitrato sono privati) e cassare i provvedimenti considerati discriminatori (per i loro interessi). Immaginate per un attimo uno scontro in via arbitrale tra la multinazionale x e la Regione Sardegna o il Comune di Burcei. Quale sarebbe la possibilità di vittoria degli ultimi due? Di conseguenza chi si avvantaggerebbe del TTIP, cittadini o multinazionali? Quanto alla nostra Isola, caratterizzata da agricoltura e produzioni alimentari basate su eccellenze e specificità fatte in piccola scala, saranno destinate a essere polverizzate, come l’intero settore delle PMI, da livelli di prezzi molto più competitivi a discapito della qualità. Marchi Dop ed Igp? Gli Stati Uniti se ne fregheranno.

Ecco perché sono convinto che si debba combattere per la tutela delle legislazioni nazionali, delle nostre produzioni, del nostro bene più importante: l’agroalimentare, settore più esposto al trattato, e per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Lo scacchiere internazionale pare però avviarsi, con l’era Trump, verso un accantonamento del TTIP, nonostante l’ostinazione di Obama che a Berlino, di recente, ha ribadito la continuità del trattato. E’ di questi giorni l’annuncio di Trump, che comunica la volontà di uscire dal trattato di libero scambio (TPP) che coinvolge 12 paesi del Pacifico. Questo è un ottimo segnale!. Vale la pena ricordare la posizione sul TTIP di Matteo Renzi (OBAMA ha cercato la sua “complicità” per spianarne la strada in Europa) e di Carlo Calenda, ministro allo Sviluppo economico, entrambi entusiasti e convinti sostenitori, quest’ultimo si spinse sino ad affermare che il TTIP avrebbe fatto BENE AL NOSTRO EXPORT, una posizione non condivisa nemmeno a livello europeo. I rapporto Sace (società di Cassa Depositi e Prestiti) per gli anni 2016-2019 evidenzia che le esportazioni verso gli USA avranno una tendenza decrescente, mentre tenderanno a salire le esportazioni verso l’Europa occidentale e orientale. E’ il caso però che sul tema non si abbassi la guardia, per salvaguardare occupazione, salute e specificità alimentare italiana. La balla della bellezza della globalizzazione non regge più.

fonte : www.andreavallascas.it

articolo pubblicato su Cagliaripad, all’interno della rubrica CagliariPed – Parlamento e dintorni, il giorno 25 novembre 2016

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