Mozione nomine dirigenti enti pubblici – parte 2/2

da | 30/04/2014 | Atti parlamentari, Interventi alla Camera | 0 commenti

Precede Mozione nomine dirigenti enti pubblici – parte 1

Qui il video dell’intervento

Possiamo serenamente affermare Curricula alla mano, che il principale appeal del trio rosa, sia l’avere ereditato dei colossi industriali di non poco conto.. Mi chiedo caro Renzi ma il conflitto di interessi non è sempre stato un cruccio del Pd?.. Quanti si sono tormentati attorno a quello di Berlusconi.. prima di averlo come fedele alleato.

Questo è un problema non solo dell’ex presidente di confindustria, ma ancora, per esempio della signora Todini, espressione di Forza Italia, vent’anni fa nel parlamento europeo tra le azzurre, infilata nel banchetto del CDA Rai che tutti accontenta, in quota lega/pdl dal 2012, è presidente della Todini costruzioni e della todini finanziaria, un’altra imprenditrice con interessi piuttosto ingenti.. Quali prevaleranno secondo voi?.

Apriamo il capitolo Finmeccanica, qui c’è tanto da dire, su entrambi i generi: ancora una donna, Marta Dassù,direttore della rivista Aspenia e del Programma di studi politici dell’Aspen Institute, ex direttore del Centro studi di politica internazionale e ex consigliere personale di Massimo D’Alema. Sottosegretario agli Esteri del governo Monti e successivamente Viceministro, sempre alla Farnesina, prima con Giulio Terzi di Sant’Agata e poi con la Bonino, con delega specifica “alla politica estera e di sicurezza comune e alla politica europea di sicurezza e difesa”.

Cosa succede? ecco, secondo la legge Frattini (n°215 del 2004) sul conflitto d’interessi la Dassù è totalmente incompatibile con il ruolo di consigliere d’amministrazione di Finmeccanica. All’articolo 2 della legge, infatti, si sostiene – in merito all’incompatibilità tra incarichi di governo e enti di diritto pubblico o anche economici – che la suddetta “incompatibilità” perdura per dodici mesi dopo la fine del precedente incarico di governo, anche laddove si ricopra un nuovo ruolo in “società aventi fini di lucro che operino prevalentemente in settori connessi con la carica ricoperta”.

Come la mettiamo caro Renzi?

Non sia mai, che si critichi solo le scelte al femminile, noi siamo convinti che la parità di genere si un valore autentico non di facciata. Parliamo per esempio di Gianni De Gennaro, l’unico manager sopravvissuto alla scure fiorentina, Moretti l’attuale AD, ha bisogno di una guida esperta, non ha esperienza di arma e difesa. Il super poliziotto è solido nella sua poltrona di Presidente di Finmeccanica, ha  66 anni, tanto per confermare la svolta generazionale, collaborava con l’FBI all’epoca di Falcone, esperto di servizi segreti che ha anche guidato,  presiede a oggi il Centro degli studi americani, pensate è stato anche capo-gabinetto del mitico Giuliano Amato al Viminale,  ma che casualità, armi, America, servizi segreti, F35,..De Gennaro piace ai nostri amici americani.  Insomma siamo al solito complottismo paranoico di noi 5 stelle stelle vero?.

Sul nome dell’ex poliziotto si è espresso Re Giorgio, prima di stilare la lista dei predestinati Renzi si è recato per baciargli la pantofola e chiedere la benedizione, lì ha dovuto cedere su quel nome..

Smascherata  la strategia dipingi di rosa una presidenza e sarà rottamata, abbiamo visto che Renzi ha ottenuto quanto desiderava, Caccia Scaroni, perchè impresentabile e condannato,così dà una smacchiatura veloce alla sua immagine prima delle europee, obiettivo apparire il grande moralizzatore…Povero scaroni va via con una bonus di 8,3 milioni di euro, in totale la rottamazione di Renzi ci costa 25 milioni di bonus d’uscita, soldi che escono dalla tasche degli italiani.

Sposta Moretti per punizione, ricordate il suo lamento per il basso salario? infatti adesso guadagnerà un po meglio. Dunque lo tiene e lo paga di più per farsi perdonare quel <<se vuoi vai via>>.

Imbarcata di amici, finanziatori e fedelissimi…..  Seguite il filo invisibile che lega: nomine, toscana e banche, e capirete cosa e chi c’è dietro Renzi, e chi e quanto stia ricompensando con queste nomine.

Salta all’occhio ancora un altro nome, un volto giovane: Mancuso, vicino ad Alfano, amico e alleato da premiare, piazzato nel CDA Enel, sapete che è indagato per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza nell’inchiesta sul gruppo Risanamento di Luigi Zunino? Mancuso è espressione degli ambienti vicini ad intesa San paolo, attorno al quale ruotano i vari: Carrai, Mazzei e Francesco Bianchi. Presiede il private equity lusseburghese Equinox, che ha avuto momenti di tensione con la fondazione MPS quando si è arrivati a decidere del futuro della banca di Siena, e ancora ex consigliere di Unicredit. Non finisce qui Renzi ha fatto di più piazzando Andrea Gemma l’avvocato di Alfano in Eni, il giovane avvocato è specializzato in liquidazioni, pochi giorni prima che l’ultimo governo Berlusconi cadesse è stato nominato, dall’ex- ministro dello Sviluppo Paolo Romani, commissario straordinario della Valtur. Impresa turistica finita in un crac finanziario che doveva conoscere già piuttosto bene, infatti suo padre Sergio Gemma aveva ricoperto fino al 2002 l’incarico di presidente del collegio sindacale della stessa Valtur, che nel 1998 era stata rilevata da Carmelo Patti. Del quale, due anni fa, la procura antimafia ha chiesto il sequestro di tutti i beni. L’accusa, aver fatto affari con Cosa nostra. C’è altro da dire?

Risulta dunque palese, che il quadro normativo limitato alla sola Direttiva del MEF del 24 giugno 2013, sia del tutto insufficiente, perchè creata ad hoc su un sistema a maglie larghe, che garantisce unicamente esecrabili logiche spartitorie. Regole deboli e poco chiare, la prescrizione della direttiva risulta dunque superflua, infatti non è integrata da una essenziale tipizzazione delle situazioni di conflitto di interessi, rimane dunque sospesa tra lecito e illecito, qui si insinuano i maggiori rischi.  Tale direttiva non contempla un limite ai mandati e all’età degli amministratori e non impedisce alla folta schiera dei trombati di aspirare a un posto di primo piano. Inoltre la parte della direttiva dove si parla della ineleggibilità legata a fatti giudiziari appare molto elastica;

Sappiamo che di procedura, detta direttiva prevede che il ministro, prima di procedere alle nomine, acquisisca un parere positivo da parte di un Comitato di garanzia composto da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, Vincenzo Desario, ex direttore generale della Banca d’Italia, e Maria Teresa Salvemini, consigliere Cnel. Tale Comitato costa cinquantamila euro l’anno;

ma viste le recenti nomine suddette è la dimostrazione palese che il Comitato di garanzia e la direttiva Saccomanni non è efficace e non garantisce i criteri di trasparenza, pubblicità, professionalità, onorabilità ed indipendenza che nomine di società partecipate dello Stato devono avere;

questo è possibile solo attraverso un pieno coinvolgimento del Parlamento e stabilire tutti i criteri di nomina attraverso una norma di rango primario scevra da ogni interpretazione e deroghe capziose;

come già espresso nella Mozione 1-00301 tali grandi aziende costituiscono il tessuto connettivo dell’economia del Paese e sono tutte strategiche per la loro funzione attuale e per quella che potranno svolgere in futuro nella ristrutturazione ecologica, civile e tecnologica del sistema economico italiano. Esse sono state costruite con il lavoro e le tasse di 4 o 5 generazioni di italiani lungo il corso di oltre un secolo: i proprietari delle quote residue in mano allo Stato sono, dunque, i cittadini italiani che non possono essere espropriati della possibilità di decidere sul loro assetto attuale e futuro;

le società pubbliche sono strategicamente rilevanti per il posizionamento dell’industria nazionale, in un quadro di definizione degli equilibri di mercato interno e internazionale; il bilancio dello Stato è positivamente ristorato dagli utili derivanti dalle profittevoli attività dei gruppi di imprese facenti capo alle sopracitate attività;

bisogna dire basta ad una selezione dei componenti dei Consigli d’amministrazione e dei Collegi su umilianti logiche spartitorie e di appartenenza;

Chiediamo come M5S dunque l’impegno  del Governo a:

a) fornire immediati chiarimenti sullo stato di avanzamento della selezione dei manager pubblici e anticipare al Parlamento le decisioni assunte dal Governo in materia di nomine pubbliche;

b) sospendere le nomine in quelle società definite in premessa inutili e improduttive e le cui funzioni, in un processo di logica razionalizzazione delle competenze, ottimizzazione dei processi decisionali e contenimento delle spese, potrebbero essere attribuite a esistenti strutture ministeriali;

Chiediamo inoltre che si impegni:

1) ad adottare una norma di rango primario volta a prevedere, che le proposte governative di nomina de membri dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali delle società a partecipazione pubblica totale o di controllo secondo i seguenti criteri e modalità in aggiunta alla Direttiva del Ministero Economia del 24 giugno :

a) che siano sottoposte al previo parere delle competenti Commissioni parlamentari al fine di verificare:

1) La professionalità, onorabilità ed indipendenza ;

2) dichiarare ineleggibile coloro che abbiano:

– un procedimento giudiziario in corso ,

– già ricoperto l’incarico per due mandati consecutivi,

– superato il limite di età di 66 anni

– non siano stati rieletti nel Parlamento, nel Parlamento europeo, nel Consiglio di una regione o di enti locali con popolazione superiore a 15.000 abitanti o ricoperto incarichi governativi da almeno cinque anni;

Ci auguriamo stavolta che non si ripeta quanto accaduto nel corso dell’interpellanza urgente 2/00458 del 18.03.2014 nella quale si chiedeva al Governo chiarimenti sullo stato di avanzamento della selezione dei manager pubblici e anticipare al Parlamento le decisioni assunte dal Governo e l’applicazione rigorosa della direttiva Saccomanni;

il sottosegretario all’infrastrutture e trasporti che rispose in nome e per conto del Ministero dell’Economia e finanze e del Governo non solo evase alcune delle domande ma si limitò a leggere una risposta preparata dagli uffici competenti ovviamente poco soddisfacente;

Adesso il primo giro è concluso, ma è indispensabile proiettarsi verso il resto delle nomine ponendo le basi di un quadro normativo che ci avvicini a esempi di “good practice”  di alcuni paesi che la stessa OCSE in un suo rapporto del 2012, indica come esempio: Svezia, Israele e Nuova Zelanda. In questi paesi, la nomina di presidenti, amministratori delegati e direttori generali spetta all’esecutivo, ma a garanzia della procedura esiste una lunga serie di adempimenti a garanzia che la selezione avvenga nel migliore dei modi e che la scelta ricada sui candidati migliori. L’Ocse, rimarca quanto siamo lontani dalla Nuova Zelanda, dove la selezione è affidata ad un organismo indipendente, la Crown Ownership Monitoring Unit. In particolare l’autorità, in questo caso, elabora la lista dei nomi da sottoporre al ministero competente e ogni candidatura deve essere approvata da un altro organismo, il Cabinet Appointments and Honours Committee, prima di ricevere il via libera del governo. Ma il Comu ha anche un altro compito: conduce un’attenta analisi sulle credenziali di ogni candidato, individuando i conflitti di interesse e passando al setaccio il suo background. Non solo: il Comu indirizza e veglia persino sul processo di approvazione delle nomine da parte del governo.

Al momento i fatti di queste ultime settimane ci dicono che siamo sempre più lontani da queste good practise. Sempre più lontani dall’Europa e sempre più in linea con quella immagine della little italy sospesa tra ridicolo e corruzione politica e morale che non volete scrollarci da addosso. Ribadiamo ancora che per noi, sempre di più è necessario, si operi una vigilanza a tutela degli azionisti delle partecipate: gli italiani, perché il loro interessi non vengano subordinate a quelli di gruppi potere legati a una certa parte politica. L’opera di controllo per noi deve essere operata dal Parlamento, unico legittimato a tutelare i nostri azionisti, GLI ITALIANI,  perché diretta espressione della volontà popolare. Anche in questo caso ci batteremo, perché le scelte di questo esecutivo abusivo, non persistano in una politica di cura del proprio cortiletto a danno del pubblico interesse. La gestione Renzi, sta creando ulteriori crepe al sistema Italia, ripete gli abusi e li maschera di novità, gioca di prestigio come un abile illusionista, va veloce, perché i cittadini, non devono avere il tempo di capire e aprire gli occhi..  A fronte ci ciò vogliamo strumenti in più di controllo perché la modalità di scelte scellerate che sopra abbiamo riportato, si arrestino e non si ripetano in futuro. Questo potrà essere possibile, solo se si arriverà a nuove regole e ad un controllo delle commissioni come nella nostra proposta, in quanto diretta espressione di una democrazia di popolo, che persegua un unico e imprescindibile scopo: la crescita economica e sociale del nostro Paese.. I nostri unici amici, i nostri unici raccomandati sono tutti e diciamo tutti i cittadini italiani.. Forse è troppo pretendere che anche per voi sia così

fonte https://www.andreavallascas.it

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