Il denaro esiste anche se non lo stampi. Basta scriverlo su un conto corrente e farlo girare

da | 2/07/2013 | Articoli | 0 commenti

di Nicola Di Cesare

Vorrei per una volta tralasciare le mie convinzioni in materia di politica monetaria, come si sa diametralmente opposte alla linea eurocentrica e provare a portare la discussione sul piano delle sue soluzioni  attuabili a legislazione vigente.

Come si sa (e lo sanno anche i mercati dopo averci studiato attentamente) l’Italia è uno dei paesi più ricchi del mondo (undicesimi) in termini di patrimonio netto dei cittadini; non sappiamo ancora per quanto tempo ma è così ! “Ma come”, direte voi, “perché allora 10 milioni di Italiani vivono al di sotto della soglia di sussistenza ?” Molto semplice. Il motivo sta nella distribuzione diseguale delle ricchezze; il 10% delle famiglie possiede il 45% della ricchezza. Secondo alcuni studi effettuati da BNL/Paribas, malgrado il trend discendente della propensione al risparmio, al termine del 2011, la ricchezza delle famiglie Italiane al netto delle passività ammontava a 8500 miliardi di Euro, pari a 5,4 volte il PIL e 2,38 volte il reddito disponibile, L’Italia ha il più alto rapporto ricchezza/debito disponibile dell’area Euro (1,92 volte).

Considerato che i tre quinti dei risparmi sono legati al mattone, la liquidità finanziaria si riduce a 3400 miliardi;  di questa liquidità, al momento (2013), considerato il forte trend di rientro del debito in mani nazionali, l’80% dovrebbe essere costituito da titoli del debito pubblico domestico, circa 1600 miliardi di Euro; quasi la metà dell’intero portafoglio finanziario.

Se ci facciamo i conti in tasca quindi non si capisce come sia possibile che da più parti si continui a blaterare con disinvoltura di “un imminente ricorso dell’Italia al fondo cosiddetto salvastati”. Per onore di cronaca è bene precisare che tale pratica non sarebbe priva di conseguenze sia sul piano finanziario (restituzione a caro prezzo del debito) che politico (perdita di credibilità del sistema economico).

Si evince dunque che quella attuale non è una crisi di liquidità vera e propria ma una crisi dovuta alle storture del sistema del credito e alla scarsa fiducia degli investitori. E’ possibile incentivare lo sviluppo  e l’occupazione senza che questo debba pesare sul bilancio dello stato, con ulteriori aggravamenti delle politiche fiscali ?

Una piccola idea sarebbe la seguente. Laddove il credito “basileiano” non funziona più potrebbero ad esempio arrivare nuove forme di finanziamento alle imprese (o se vogliamo di creazione di moneta), garantite dal ruolo pubblico attraverso l’istituzione di fondi a tassi agevolati costituti dalla copertura dei titoli di stato già in portafoglio agli investitori. Ciò si potrebbe realizzare attraverso un’istituto che possa accendere depositi figurativi a scadenza a tasso agevolato con la copertura del fondo titoli in deposito volontario temporalmente vincolato. Basterebbe impegnare in un fondo volontario titoli per 250 miliardi da utilizzare in conto credito alle PMI e rimettere in moto la macchina produttiva del paese. I prestatori dei titoli otterrebbero il vantaggio di spuntare un ulteriore tasso di rendimento dal fondo senza la liquidazione del loro investimento, il quale continuerebbe a percepire la rendita dovuta. Lo stato dovrebbe accollarsi unicamente il ruolo di garanzia delle sofferenze sugli impieghi che oggi sono intorno al 7%. Questa percentuale potrebbe ragionevolmente essere ridotta al 2% (circa 5 miliardi) se si adottassero severi protocolli per la valutazione del merito di credito finalizzati alla valutazione delle prospettive di bilancio delle attività produttive finanziate. Denaro scritturale dunque, in assenza di euro, a valere su conti dell’istituto di garanzia del tutto simili a conti bancari. Soldi Italiani, dei risparmiatori Italiani (ma non solo!), per le imprese Italiane che, oltre a risolvere il problema di liquidità generato dalla rigidità del credito ortodosso, genererebbero interessi attivi per i risparmiatori Italiani (e per gli stessi istituti di credito) e non unicamente per il sistema del credito che tutti conosciamo o per i proprietari tedeschi della BCE che hanno fatto grandi affari in questi anni dalla fuga dei capitali europei verso il loro paese. Un altro bel vantaggio per le casse pubbliche deriverebbe dalla stabilizzazione del monte titoli dello stock di debito derivante dal vincolo operato sui depositi volontari.

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